#7 - Quando sembrare occupati conta più che lavorare bene
Raggiungere gli obiettivi o occupare il tempo? Il task masking ci racconta cosa non funziona nel modo in cui misuriamo la produttività al lavoro.
Questo è il settimo contenuto di Schiscetta - la newsletter di Joinrs pensata per accompagnare la tua pausa pranzo con contenuti leggeri, nutrienti e pronti da gustare in pochi minuti.
Avete mai avuto la sensazione che, a volte, in ufficio si lavori più per “farsi vedere” che per creare valore? Benvenuti nel mondo del task masking.
Il termine è nato per descrivere un comportamento sempre più diffuso: dedicarsi a compiti di facciata, attività che sembrano importanti ma che in realtà incidono poco o nulla sui risultati. Partecipare a svariati meeting, rispondere alle email appena arrivano, preparare report che forse nessuno leggerà davvero. Fare il possibile per sembrare sempre impegnati.
Secondo Forbes, oltre un terzo dei dipendenti ammette di “mascherare” la produttività con attività secondarie. E uno studio Workhuman ha mostrato che per molti manager il fenomeno è già la norma.
Il problema nasce quando le aziende misurano l’impegno con indicatori che non rendono conto del valore generato dal lavoratore ma solamente di aspetti superficiali: ore passate davanti al pc, presenza fisica, disponibilità costante. In questo contesto, apparire produttivi diventa più importante che esserlo davvero.
Il task masking non è quindi solo un comportamento individuale, ma un segnale culturale. Gervase Bushe, autore riconosciuto tra i 30 HR thinker più influenti al mondo ed esperto internazionale di cambiamento organizzativo, in un articolo pubblicato su The Indipendent, ha spiegato come il fenomeno affondi le sue radici in una forza lavoro disconnessa e scarsamente coinvolta. “I dipendenti non percepiscono di contribuire realmente al successo dell’azienda - sottolinea - e finiscono per dare priorità all’apparire indaffarati piuttosto che al creare valore concreto”. In sostanza, si tratta di un contesto culturale che premia la produttività performativa anziché il reale engagement.
Al contrario, le aziende che ribaltano la prospettiva – misurando risultati, non ore; valorizzando l’impatto, non la visibilità – creano contesti più sani e attrattivi. In cui non serve mascherarsi per sembrare utili, perché ciascuno sa qual è il proprio valore.
Qualche domanda che da HR (e leader) puoi porti…
…per capire se nella tua organizzazione c’è rischio di task masking.
Misuriamo il valore e la produttività con metriche che premiano ciò che conta davvero?
Le attività “dietro le quinte” sono valorizzate tanto quanto quelle di facciata?
C’è chiarezza su cosa significa “fare bene questo lavoro”?
I manager sono abituati a notare il risultato o piuttosto la presenza e il timing?
È presente un senso di fiducia e autonomia nei team? O piuttosto una cultura del dover dimostrare costantemente?
Come vivono i dipendenti più giovani queste dinamiche? Le percepiscono come ostacolanti?
E come intervenire…
…seguendo i consigli di Lynette Silvia Heelan, EMEA Consulting Practice Lead in Workhuman.
Check-in individuali frequenti: aprire spazi per chiedere come si sentono davvero i dipendenti aumenta l’engagement fino a tre volte.
Coinvolgimento reale dei manager*: nei team dove i manager sono molto presenti, oltre il 60% dei dipendenti si dichiara sempre ingaggiato; la percentuale crolla al 26% quando il coinvolgimento è scarso.
Riconoscimento tra pari: valorizzare i contributi dei colleghi crea collaborazione e permette di far emergere il lavoro “invisibile” che spesso sfugge alle metriche ufficiali.
*Consigli per manager “Ideas based instead of tasks based”
Infine, Stephanie Ockman, fondatrice di Agile Socks LLC, ci condivide alcuni principi utili per una leadership più orientata alle idee e ai risultati:
Testare approcci diversi: adottare un mindset iterativo, provare, imparare e correggere.
Focalizzarsi sugli outcome, non sugli output: non quante slide prepariamo, ma quali cambiamenti produciamo.
Usare le metriche come bussola: i dati non servono a giudicare, ma a orientare il percorso verso gli obiettivi.
Valutare il valore nel tempo: non solo la performance immediata, ma anche la capacità di mantenere valore in futuro.
🫐 Spuntini di realtà 🫐
Cosa ascoltare 🎧
I popcorn sono tornati! Cristina Arbini, Content Strategist e co-founder di Pietro, inaugura la seconda stagione del podcast di Joinrs dedicato alle Risorse Umane.
Ogni martedì e giovedì alle 7 in punto, Giuseppe - host del webinar - discuterà con gli ospiti di tematiche scoppiettanti, prima fra tutte: Perché chi è genitore o caregiver spesso è ancora costretto a scegliere tra il lavoro che ama e il tempo per chi ama?
Cosa guardare 👀
Abbiamo un debole per i cortometraggi, perfetti da infilare in qualsiasi momento della giornata. Oggi ti consigliamo Alike, anche questa volta nessuno spoiler.
Cosa leggere 📖
“Non è il titolo a determinare il peso delle responsabilità, ma la consapevolezza del proprio ruolo e l’impatto che sei in grado di generare sull’organizzazione”.
È Alessio Campi, oggi People & Culture Director in Hays, a raccontarci cosa significa crescere in HR: non solo accumulare esperienza, ma sviluppare competenze trasversali, muoversi tra le tante sfaccettature del mondo HR – dal talento alla cultura organizzativa, dal payroll alla trasformazione digitale – e saper prendere decisioni anche quando mancano certezze.
Un punto di vista che mostra come la leadership non sia fatta di etichette, ma di visione, responsabilità e capacità di costruire valore collettivo.
Leggi qui l'intervista completa.
🍲 Cosa bolle in pentola 🍲
Settembre è iniziato col botto organizzando attività con diversi partner, tra cui Prysmian, PwC, AXA e Accenture.
Martedì abbiamo inaugurato queste attività con Prysmian, diciassette parole per riassumere l’evento: 100 ragazzi da tutta Europa, speech, incontri con il team, storie di lavoro reale e… tantissimo verde (si, abbiamo chiesto quale sia il segreto per mantenere in vita le piante🌿).


Un appuntamento per raccontare cosa significa lavorare in una azienda leader globale nel settore dei sistemi di cavi per l'energia e le telecomunicazioni, in un’atmosfera che ha saputo trasmettere prospettive e intenzioni di un settore chiave in un mondo sempre più connesso.
Hai un minuto per dici cosa ne pensi di questo contenuto? O vorresti suggerirci un tema che ti piacerebbe trovare nelle prossime newsletter?



