#3 - Perché molti lo vogliono, ma pochi lo offrono.
Le aziende che propongono lavoro completamente da remoto o ibrido ricevono candidature fino a dodici volte in più. E la cosa interessante? Non lo fa (quasi) nessuno.
Questo è il terzo contenuto di Schiscetta - la newsletter di Joinrs pensata per accompagnare la tua pausa pranzo con contenuti leggeri, nutrienti e pronti da gustare in pochi minuti.
Ti raccontiamo una cosa: su oltre 33.000 annunci pubblicati su Joinrs nel 2025, meno dell’1% offre una modalità di lavoro completamente da remoto.
Eppure, stando all’analisi che abbiamo condotto per creare il Joinrs Data Loop quegli annunci ricevono +1.179% di candidature rispetto a quelli full on-site. Sì, proprio:
1.179% di candidature in più.
Chi sceglie il full remote lo fa per organizzare meglio il proprio tempo, per vivere in posti più economici, per ridurre lo stress da pendolarismo. Lo fa per restare nel mercato senza dover restare in città.
Tra i più giovani (entry level e profili junior) il lavoro flessibile è praticamente la norma: oltre il 70% lo preferisce. Ma non sono gli unici.
Un report di McKinsey ha evidenziato come i Millennial lo chiedono sempre di più, soprattutto quando diventano genitori.
Secondo Slack Future Forum, anche la Gen X una volta provato il remote/hybrid non torna più indietro: per molti è una questione di benessere ed efficienza.
La survey Work Reimagined 2024 di EY conferma che i team leader vedono nel remote un’opportunità per attrarre e trattenere talenti.
Non stiamo dicendo che il futuro sarà 100% remoto. Ma chi oggi è in grado di dare un’opzione più flessibile – full remote, ibrido, autonomia sui ritmi – ha un vantaggio competitivo enorme.
E soprattutto: non è solo un discorso generazionale.
È una questione di aspettative evolute. 🌱
Se ti interessa un deep dive nel lavoro da remoto
GitLab è una delle prime aziende al mondo ad aver implementato questo sistema e nel Remote Playbook - una “mappa” concreta per chi è interessato a costruire una vera strategia di lavoro distribuito - condivide i sette pilastri su cui si basa il modello all-remote:
Trasparenza radicale
La quasi totalità delle informazioni aziendali è pubblica e visibile a tutti, sia internamente che esternamente (quando possibile).
Gestione autonoma e fiducia
La leadership è distribuita e si basa sulla ownership individuale, con aspettative molto chiare su obiettivi e responsabilità.
Documentazione come default
Si promuove una cultura della documentazione “estrema”: ogni processo, decisione o policy viene condivisa in modo trasparente e accessibile, soprattutto per facilitare il lavoro asincrono.
Comunicazione asincrona
Le comunicazioni non devono dipendere dalla presenza contemporanea delle persone. Vengono sfruttati strumenti asincroni (come issue tracker, commenti nei documenti) invece delle call, per favorire la concentrazione e il rispetto dei fusi orari.
Onboarding strutturato e continuo
Ogni nuovo arrivato ha accesso a una checklist dettagliata, a un buddy interno e a video introduttivi. Si investe molto nella formazione e crescita da remoto, in modo continuo e scalabile.
Focus sui risultati, non sulla presenza
La produttività viene misurata su output concreti, non su ore lavorate o tempo trascorso online. Tutti i team sono orientati a OKR (obiettivi e risultati chiave), e questo permette di lavorare in modo più focalizzato.
Un altro esempio virtuoso? Doist, la società dietro a Todoist, è 100% remote-first e mette al centro l’asincronia: lavorare senza doversi per forza sovrapporre. Più focus, meno call. Trovi un po’ di cose interessanti a questa pagina.
🫐 Spuntini di realtà 🫐
Cosa ascoltare 🎧
Praticamente abbiamo un episodio di HR Popcorn - il podcast di Joinrs per Risorse Umane curiose e con Risorse Umane scoppiettanti - per qualsiasi tema. Questa volta si parla di Smart Working.
Cosa guardare 👀
I pro e contro ci sono per qualsiasi cosa, vediamo quelli del full remote secondo Marco Crepaldi - psicologo, formatore e divulgatore scientifico. Li racconta in questo video YouTube, dove si focalizza su qualità delle interazioni, produttività, gestione degli spazi fisici, costi per il singolo e l’azienda, effetti sulla salute e altro ancora.
Cosa leggere 📖
In Joinrs facciamo tante cose. Ad esempio intervistiamo professionisti provenienti da settori diversi per offrire spunti concreti, visioni nuove su come orientarsi (e crescere) nel mondo del lavoro. Questa settimana, condividiamo la storia e i consigli di Michele Arnaldi, Talent Acquisition Manager in Thermo Fisher.
Per rimanere in tema “equilibrio e benessere”, Michele ci dice:
Il work-life balance è sempre più centrale nella nostra vita lavorativa. Negli anni, l’equilibrio tra “work” e “life” ha oscillato, basti pensare al periodo della great resignation che si è trasformata in un great stay. Senza voler spiegare del tutto questa tendenza, è evidente che la sfida è tenere insieme lavoro e vita in una relazione che abbia senso.
Hai un minuto per dici cosa ne pensi di questo contenuto? O vorresti suggerirci un tema che ti piacerebbe trovare nelle prossime newsletter?



