#16 - L’arte di riconoscere il potenziale
Come gli HR possono scegliere non solo chi è pronto, ma chi è pronto a crescere.
Questo è il sedicesimo contenuto di Schiscetta - la newsletter di Joinrs pensata per accompagnare la tua pausa pranzo con contenuti leggeri, nutrienti e pronti da gustare in pochi minuti.
Nel mondo HR la parola “talento” è diventata quasi magnetica. Cattura l’attenzione, promette immediatezza, suggerisce performance istantanee. Ma quando si parla di profili junior, questo focus rischia di far perdere qualcosa di ancora più importante. Il potenziale.
Per anni si sono valutati i candidati soprattutto attraverso ciò che risulta già acquisito, facendo affidamento su skill misurabili, esperienze pregresse e coerenza del percorso. È un approccio rassicurante, certo, ma limitante. Le ricerche psicologiche e organizzative mostrano che, nelle fasi iniziali di carriera, i fattori che predicono davvero la crescita non sono le competenze consolidate, ma la capacità di apprendere, reagire e adattarsi a contesti nuovi.
Carol Dweck, psicologa e professoressa a Stanford, definisce questo mindset come una predisposizione a espandere le proprie capacità attraverso pratica e feedback.
Nei processi di selezione, questo implica uno spostamento dello sguardo dal CV, inteso come elenco di “già fatto”, al colloquio inteso come spazio in cui osservare curiosità, flessibilità cognitiva e modalità di problem solving.
Un filone di studi pubblicato su riviste come Frontiers in Psychology evidenzia che la learnability rappresenta uno dei predittori più affidabili di successo nei ruoli early-career. Eppure questa qualità risulta spesso sottovalutata, perché non compare tra i requisiti, non si misura con un test, non si incasella facilmente in una job description.
Parlare di talento significa fotografare un punto nel tempo. Parlare di potenziale significa immaginare una traiettoria.
E un approccio orientato alla traiettoria apre prospettive nuove: consente di includere profili non lineari, riduce la dipendenza dall’idea del “candidato ideale”, valorizza chi ha ancora margini di crescita significativi.
Nei profili junior, il vero valore non risiede soltanto in ciò che è già presente, ma in ciò che può emergere. È in questo spazio che la funzione HR può generare impatto. Non selezionando solo chi arriva pronto, ma chi è pronto a crescere.
🫐 Spuntini di realtà 🫐
Cosa ascoltare 🎧
“È meglio avere un team formato da Ferrari oppure costruire una squadra di Fiat 500?”
A partire da questa domanda apparentemente scollegata dal mondo HR, il nostro Giuseppe ha approfondito il tema di talento e potenziale insieme a Martina Colombo, Talent Acquisition Manager in Forvis Mazars.
Cosa guardare 👀
Piper è un corto che mostra in modo dolce e immediato come anche le paure più piccole possano bloccarci… finché non troviamo un nuovo modo di guardarle.
Cosa leggere 📖
“Il potenziale umano dal punto di vista delle risorse umane”
Questo breve articolo spiega in modo chiaro, cosa si intende davvero per “potenziale” nelle Risorse Umane. Racconta come riconoscerlo, quali segnali osservare e quali strumenti possono aiutare a farlo emergere, soprattutto quando non è ancora del tutto visibile.
🍲 Cosa bolle in pentola 🍲
Essere pediatra, architetto, liutaio, designer, avere un proprio brand o una pasticceria. Ma anche essere felice, realizzato, meno insicuro. Questi sono i sogni dei ragazzi che in questi giorni ci stanno venendo a trovare al nostro stand a JOB&Orienta, il più importante salone italiano dedicato all’orientamento, alla formazione e al lavoro.
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