#10 - Quando il confine si sfuma (e non è per forza un male)
Parliamo di work-life blending, non resa del tempo libero ma un nuovo modo di viverlo.
Questo è il decimo contenuto di Schiscetta - la newsletter di Joinrs pensata per accompagnare la tua pausa pranzo con contenuti leggeri, nutrienti e pronti da gustare in pochi minuti.
Hai presente (ovviamente) il work-life balance?
Lavoro da una parte, vita privata dall’altra, confini chiari, orari definiti, equilibrio perfetto.
Ecco, quel modello sta cambiando, e non solo per colpa delle email serali. Oggi possiamo parlare anche di work-life blending: un approccio dove il confine tra lavoro e vita privata si fa più fluido, meno rigido.
Può voler dire rispondere a una mail alle 21 dopo una giornata libera, o fare una call dal parco. Non è lavorare di più. È riprendersi il controllo sul proprio tempo.
Dalla teoria…
Questo trend nasce come evoluzione naturale del balance. Non sostituisce l’equilibrio, ma lo reinterpreta in chiave più realistica, in un mondo dove lavoro e vita si intrecciano di continuo.
Secondo uno studio di Deloitte, oltre il 60% della Gen Z preferisce una gestione fluida del tempo basata su obiettivi, non su orari.
Una ricerca dell’Università di Oxford mostra anche come salute mentale e bilanciamento siano tra i primi tre criteri nella scelta di un datore di lavoro.
In altre parole, la flessibilità non è più un “nice to have”, ma un valore identitario e fondamentale.
Al tempo stesso, una revisione sistematica pubblicata su Frontiers in Psychology ricorda che il blending funziona solo se sostenuto da:
autonomia reale,
leader che danno fiducia (e non spariscono),
una cultura che protegge la disconnessione.
Quando questi elementi mancano, il rischio è l’effetto boomerang: sentirsi sempre in modalità lavoro, senza spazi di recupero.
…alla pratica.
La verità è che il blending non è “lasciare che il lavoro invada la vita”. È imparare a scrivere le proprie regole del tempo. Alcune di queste potrebbero essere:
Definire confini personali (“dopo le 18 non rispondo, ma al mattino lavoro presto”),
Bilanciare momenti “on” e “off” in base all’energia, non solo al calendario,
Usare la flessibilità come leva di benessere, non come obbligo implicito.
E le aziende? Cosa potrebbero fare?
Progettare ruoli con obiettivi chiari e margine di autonomia,
Formare manager alla leadership empatica,
Creare policy di disconnessione (e rispettarle davvero).
Come scritto in un paper su Research Gate, “Il benessere nasce quando l’organizzazione ridisegna i confini del lavoro insieme alle persone”.
In conclusione, balance o blending?
Forse non serve scegliere.
I due modelli possono convivere: il balance offre stabilità, il blending flessibilità.
L’importante è che la persona resti al centro del tempo, non ai suoi margini.
In fondo, l’obiettivo non è spegnere il PC ad un orario preciso, ma poter dire: ‘oggi ho gestito il mio tempo come volevo’.
🫐 Spuntini di realtà 🫐
Cosa ascoltare 🎧
Ne parliamo poco, ma è più vicino di quanto pensiamo: il burn-on è l’altra faccia del burnout, quella che indossa il sorriso, ma continua a correre anche quando servirebbe fermarsi.
Questa puntata del podcast “Fatti di Mente” racconta come riconoscere i segnali nascosti di uno stress che si traveste da produttività.
Ascolto perfetto per il 10 ottobre, Giornata Mondiale della Salute Mentale: un promemoria gentile che prendersi cura di sé non è tempo perso, ma tempo guadagnato.
Cosa guardare 👀
Cosa significa davvero “lavorare bene”? In questa miniserie, Barack Obama incontra persone di ogni tipo, dai rider ai manager, per raccontare come il lavoro plasmi la nostra identità e il nostro tempo.
Un invito a riflettere su dove finisce il lavoro… e dove comincia la vita personale.
Cosa leggere 📖
“L’empatia e l’osservazione sono strumenti strategici: capire le persone, raccontare storie autentiche e osare piccoli cambiamenti apre prospettive inaspettate.”
Eros Reale, Talent Acquisition Business Partner in Novo Nordisk, ci racconta come si cresce nel mondo HR partendo da una formazione umanistica e da un approccio curioso verso le persone.
Dalla scelta di trasferirsi all’estero alle esperienze come digital nomad, Eros condivide un punto di vista lucido e autentico su cosa significhi fare recruiting oggi: costruire relazioni, ascoltare davvero e non smettere mai di mettersi in discussione.
Un contenuto che parla di empatia come leva strategica e del coraggio di cambiare direzione quando serve.
Leggi qui l’intervista completa.
🍲 Cosa bolle in pentola 🍲
«Dove ti piacerebbe andare a studiare?» 👀
Abbiamo fatto questa domanda agli studenti delle università di Roma, Bologna e Milano, e il risultato è stato un planisfero pieno di bandierine colorate, ognuna a rappresentare un sogno o un progetto per il futuro.
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